sabato 28 gennaio 2012

ODORE DI VAINIGLIA



Parliamo di libri di cucina. Anzi, parliamo DEL libro di cucina per eccellenza, "La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene" del mitico Pellegrino Artusi. Io l'ho scoperto nella cucina della mia super nonna una decina di anni fa, trovandolo per caso mentre ero a caccia di nuove ricette. Il libro che ha la mia nonnina era di sua mamma, quindi ha un'ottantina d'anni. Ha un'aria vissuta, per non dire malmessa, ma  forse è proprio questo il suo fascino, insieme all'odore particolare che emanano le sue pagine, alle macchie che col tempo si sono formate sulla carta ingiallita, e soprattutto al linguaggio con cui è scritto. Si perché il nostro amico Pellegrino iniziò quest'opera titanica (790 ricette) intorno al 1890:  leggendolo si (sor)ride un sacco. Per esempio, quando spiega una ricetta, molto spesso parte molto da lontano, raccontando in quale occasione ha assaggiato il piatto, o come ha avuto la ricetta, o che modifiche ha fatto. A volte parte per la tangente e arriva a parlare di tutt'altro. Ma il top è quando parla degli ingredienti (odore di vainiglia, un grosso limone di giardino, cremor di tartaro), degli utensili (forno di campagna) e dei termini tecnici, super desueti (aspettate che sia diaccia, una sfoglia della grossezza di uno scudo). Insomma, uno spasso.
Inutile dire che sono corsa in libreria a comprarne una copia subito dopo averlo sfogliato dalla nonna (ristampa integrale dell'edizione originale, Giunti, 4,90 euro). E vi consiglio di comprarlo anche voi, perché trattasi di un vero must.
Unarchitettoincucina, da oggi, inaugura quindi uno "speciale Pellegrino" composto da ricette periodiche tratte dal mitico libro. E inizia, guarda caso, da un dolce.


Torta di noci


noci sgusciate, grammi 140
zucchero in polvere, grammi 140
cioccolata in polvere o grattata, grammi 140
cedro candito, grammi 20
uova, n.4
odore di vainiglia

Pestate fini in un mortaio le noci insieme collo zucchero, poi versatele in un vaso per aggiungervi la cioccolata, l'odore della vainiglia, le uova, ponendo prima i rossi e poi le chiare montate, e per ultimo il candito tritato minutissimo.
Prendete una teglia ove il dolce non riesca più alto di due dita, imburratela e cospargetela di pangrattato per cuocerla al forno o al forno di campagna a moderato calore. Dai miei commensali questo è stato giudicato un dolce squisito.

E anche dai miei, caro Pellegrino! Le uniche modifiche sono state l'utilizzo del mixer al posto del mortaio (perché, in fondo, siamo nel 2012), l'esclusione del candito (che non mi piace) e la cottura in forno statico a 180° per mezz'ora (detto tra noi, devo ancora capire cos'è questo forno di campagna).



p.s.: per chi volesse approfondire, http://www.pellegrinoartusi.it/pellegrino-artusi/  

sabato 14 gennaio 2012

FORSE CI SIAMO

Vi ricordate il post sulla crème brulée di qualche mese fa? Quello su Amelie, per capirci. 
In Il favoloso mondo di Amelie (per chi ancora non lo sapesse, il MIO film), nelle scene finali, subito prima del Gran Finale, viene citato il pasticcio di verze, la specialità di Amelie. E nel mio post, dopo aver spiegato la preparazione della crème brulée ipotizzavo un futuro post sul pasticcio di verze. Ebbene, forse ci siamo, anche se nella ricetta che ho reperito io, il lievito non è contemplato...




Pasticcio di verze

250 g di carote
200 g di foglie di verza
200 g di erbette
1 finocchio
6 fette di pancarré
parmigiano
burro olio extravergine
sale e pepe

Lavare e mondare la verza, togliendo alle foglie la costola centrale, quindi sbollentarle in acqua salata bollente per 1 minuto, scolarle e stenderle ad asciugare su carta assorbente da cucina. Con la mandola, ridurre a lamelle molto sottili le carote e il finocchio; mondare, lavare e sgocciolare bene le erbette. 
Ungere di burro una pirofila, rivestirla con le foglie di verza lasciandole debordare leggermente, quindi riempire con le verdure crude (erbette, carote, finocchio), sistemandole a strati spolverizzati molto abbondantemente con il parmigiano grattugiato mescolato con il pancarré macinato, sale, e pepe. 
Alla fine, “chiudere” il pasticcio ripiegandovi sopra la verza, cospargere ancora di parmigiano e pane, irrorare con un filo d'olio e infornare a 170° per 45' circa.

giovedì 5 gennaio 2012

LUI SI' CHE HA CAPITO TUTTO...



Ormai sono due ore che, guardando fuori dalla finestra, vedo solo nebbia. Portare fuori il fido quadrupede mi ha provata assai (a parte il non vedere niente, c'era anche un freddo allucinante), tanto che una volta rientrati, io mi sono scolata un litro di tisana bollente e Tommy si è saggiamente fiondato nella sua cuccia, morbida estensione diretta del termosifone, completa di super cuscino e tetto. Lui sì che ha capito tutto. 
Ergo prendo esempio da lui e mi accoccolo sul divano, con plaid, un altro quarto di tisana e un buon libro. E una zuppa che borbotta, cuocendo nella sua pentola.


Vellutata di carote, porri e patate


3 carote grandi
2 porri
1 patata piccola
1,2 l di brodo vegetale
sale e pepe


Lavare e mondare tutte le verdure, quindi tagliare le carote e i porri a rondelle (mezzo cm di spessore) e la patata a dadini. Versare le verdure in un grande tegame e aggiungere il brodo. Coperchiare e portare ad ebollizione; abbassare la fiamma e lasciare sobbollire per 20 minuti. 
Armarsi di frullatore a immersione e frullare il tutto fino ad ottenere una crema liscia ed omogenea. Regolare di sale e pepe e servire.


Come sempre, migliora col tempo, quindi preparatela in anticipo!

martedì 3 gennaio 2012

Settantesimo post di unarchitettoincucina!



Filetto di salmone al cartoccio
per 2:
1 filetto di salmone
sale e pepe
aneto (fresco o essiccato)
olio extravergine di oliva


Lavare il salmone, disporlo su un foglio di cartaforno e quindi in una pirofila. Condire il pesce con sale, pepe, aneto in abbondanza e un filo d'olio. Formare il cartoccio e chiuderlo bene, legandolo con dello spago da cucina, a formare una specie di grossa caramella incartata. 
Infornare e cuocere, a forno già caldo, a 200° per 40 minuti circa.